Il termine meditazione indica il flusso mentale ininterrotto rivolto verso un oggetto con seguente riduzione dell’impatto cognitivo – emotivo di ulteriori oggetti dell’attività psichica. Quella della meditazione è una tra le pratiche del mondo dello Yoga che maggiormente lo definisce sebbene possano differire le tecniche al variare delle tradizioni e dei lignaggi, fermo restando che nella maggioranza degli approcci il comun denominatore che appartiene pure all’immaginario collettivo del meditatore è l’immobilità del suo corpo favorente stati di coscienza non ordinari. Nell’opera di Patanjali la meditazione o dhyana (sanscrito ध्यान), è il settimo e penultimo stadio o anga che conduce allo stato di identificazione con l’assoluto o samadhi. Nella tradizione del Sanatana Dharma la meditazione dispone di un significato esclusivamente psico – spirituale, nell’Occidente della controcultura il termine assume gradualmente una connotazione correlata al benessere al punto che oggigiorno studi accreditati ne fanno uno strumento integrabile in alcune pratiche terapeutiche e di potenziamento della consapevolezza più in generale.
Quando dobbiamo scrivere e leggere consecutivamente due consonanti, ovvero non intervallate da una A sottointesa, graficamente, in sanscrito così come in Hindi e in tutte le lingue che usano i caratteri devanagari, dovremo rappresentare graficamente questa unione con una legatura tra le consonanti. Le due lettere si uniscono nella somma dei simboli che le compongono.
La regola più semplice è che quando due consonanti si uniscono, la prima lettera perde la sua barra verticale:
पतञ्जलि patañjali
Un'altra regola, per le lettere che non hanno la barra verticale, è che la seconda consonante viene scritta sotto la prima. Ma la verità è che non esistono regole e che a seconda dello stile di chi scrive, a mano libera, oppure del font utilizzato, la composizione può variare sensibilmente.
Facciamo un esempio:
aṣṭāṅga, otto membra, otto rami, il famoso percorso proposto dal saggio patañjali.
aṣṭāṅga, otto membra, otto rami, il famoso percorso proposto dal saggio patañjali.
Ha due legature, quella tra "ṣ" e "ṭ" e quella tra "ṅ" e "g". Sono graficamente piuttosto semplici e riconoscibili, ma variamente rappresentabili.
il font che stiamo utilizzando lo scrive come segue:
अष्टाङ्ग
eliminando la barra verticale della lettera ṣa in unione con la lettera ṭa, per la prima legatura, e utilizzando il virama per la seconda legatura, soluzione non particolarmente elegante. La grafia esteticamente più bella, e forse la più usata, è questa (font Mukta):
Da osservare il differente allineamento della legatura ṣṭ rispetto al font precedente nel quale si succedevano, ora invece si pongono le consonanti una sopra l'altra. Ma è da notare soprattutto la legatura della sillaba ṅga, anch'essa sovrapposta ed esteticamente molto più bella rispetto all'uso del virama.
Ci possono essere anche altre piccole variazioni nella scrittura di questo termine, non lo abbiamo scelto per un caso, come ad esempio (font Cambay):
cioè una combinazione tra i differenti modi che avevamo visto prima. Non è raro inoltre vederlo scritto in questo altro modo:
अष्टांग
In questo ultimo caso però sarà differente anche la traslitterazione che diventerà aṣṭāṇga traslitterando correttamente l'anusvara con "ṃ" al posto della consonante "ṅ". Ma trovandolo scritto molto spesso Ashtanga, soprattutto in riferimento al moderno stile di yoga, capiremo bene che non appare evidente. Questo ultimo utilizzo non è corretto al cento per cento, ma comunque è piuttosto frequente.
Un esempio classico di legature che possono essere sia orizzontali che verticali sono quelle per la successione di due ka, la sillaba kka potrebbe essere scritta così, sovrapponendole (font Sarala):
oppure, forse più di frequente, eliminando la prima barra verticale e ponendole una di seguito all'altra (font Karma):
Lo stesso discorso vale anche per la consonante ca ed altre.
Questa variabilità non deve spaventare, le legature sono generalmente chiare. Se conosciamo bene tutti i caratteri dell'alfabeto non avremo problemi. Gli insegnanti indiani generalmente passano molto in fretta su questi argomenti, perchè, conoscendoli dalla nascita, li notano poco, come accade a noi per la differenza delle lettere nei diversi font o tipologie di caratteri. Personalmente mi rendo conto che è meglio soffermarsi un poco sull'argomento per non avere poi sorprese.
Fanno eccezione a questo discorso una decina di legature, molto conosciute e piuttosto usate, che danno origine ad un simbolo praticamente nuovo, che ha cioè poco a che fare con le consonanti originarie, ma che è generalmente presente in molti set di font. Vediamole:
क् + ष = क्ष kṣa
ज + ञ = ज्ञ jña
द + य = द्य dya
त + त = त्त tta
ह + म = ह्म hma
त + र = tra
La lettera र RA
Unica eccezione a questo discorso è la lettera र ra, molto comune. Questa lettera quando segue una consonante è generalmente scritta come una linea diagonale, sotto la lettera, dal centro verso sinistra, che appare leggermente differente a seconda della lettera con cui si lega. Quando invece precede una consonante viene scritta come un ricciolo sopra la consonante stessa da sinistra verso destra. Se la consonante è legata in una sillaba ad una vocale verso destra, il ricciolo viene fatto sopra la vocale. Ma è più semplice a vedersi che parlarne, vediamo alcuni esempi:Quindi quando non ci sono vocali alla destra scriveremo:
कूर्म kūrma, tartaruga
ma scriveremo invece:
कूर्मासन kūrmasana, posizione della tartaruga
Legature particolari con vocali
Per terminare il discorso, esistono due o tre casi in cui la consonante e la vocale che la segue si scrivono in modo leggermente differente da come ce lo aspetteremmo, ovvero con un segno grafico particolare. Questi pochi casi sono:
रु ru
रू rū
हृ hṛ
Tuttte le legature
Queste legature che abbiamo trattato, coprono il 99,9% di quello che si può vedere nei testi. Come dicevamo prima però, essendoci una piccola variabilità alleghiamo di seguito una tabella con moltissime delle possibili combinazioni, il cui uso è solamente indicativo e in molti casi anche bizzarro. Praticamente nessun font le ha tutte, e a nessuno verrebbe in mente di scriverle in corsivo. Come vedrete esistono anche legature tra 3 o più consonanti, anche queste sono nella maggioranza rare.
Tuttavia può essere utile guardale per comprendere la logica con cui si uniscono le consonanti.
Nella prossima lezione faremo esercizio nel riconoscimento delle legature e vedremo come si legano tra loro le parole, soprattutto nei versi.
Nell'elenco sovrastante, in pochi casi compare il visarga, cioè la notazione delle consonanti staccate, ciò è dovuto ad un comportamento inaspettato del font utilizzato, essendo un elenco di legature tra consonanti, questa notazione non ha ovviamente senso, ce ne scusiamo.
SOLUZIONI ESERCIZI LEZIONE PRECEDENTE
ex.1
- yoga - unione
- haṭayoga - forza dell'unione, luce dello yoga
- āsana - posizione
- bakāsana - posizione della gru
- mayūrāsana - posizione del pavone
- śavāsana - posizione del cadavere
- yoginī - nominativo femminile di yogin, praticante di yoga
- devanāgarī - i segni degli dei, la città degli dei
- śiva - dio
- ākāśa - spazio, aria
- kula - casta, orda
- samādhi - illuminazione
- sa - noi
- kadā - quando? interrogativo
- eka - uno
- yama - regole etiche, primo arto dello yoga di P.
- atha- ora, adesso
- haṭha - luce,forza
- hala - aratro
- japa - preghiera
- baka- gru
- pada- piede
- jaya- vittoria
- jana- persona
- kapha- uno dei tre dosha
- rama - eroe
- virāma - fine, pausa
Ex.2
- sat - essenza, vera essenza
- asat - falsa essenza
- tapas - calore, austerità, pratica
- tamas - oscurità, tenebre, uno dei tre guna
- rajas - atmosfera, passione, uno dei tre guna
- namas - saluto, adorazione
- manas - pensiero, intelletto
- ekam - uno, nominativo neutro
- katham - come? interrogativo
- catur - quattro
- mahat - grande
- vayam - noi
- pramāṇa - misura, regola
- atha yoga anuśāsanam (yogasutra 1.1) - adesso la disciplina dell'unione
- heyaṃ duḥkhama anāgatam (yogasutra 2.16) - Si deve prevenire il timore delle sofferenze future.
- saṃyoga - profonda unione
- śaṃkara- benefico, appellativo di shiva e luogo mitico
- saṃjaya- colui che padroneggia i sensi, nome proprio
- saṃbudh- osservare, comprendere
- aṃga- arto, ramo (come mostrato nella lezione 5 è una grafia non corretta)
- ahiṃsā - non violenza
- anu bhūta viṣaya asaṃpramoṣaḥ smṛtiḥ - ys1.11 La memoria è rievocazione di precedenti esperienze.
Ex. 4
- namaste - ciao
- namaskāra - omaggio, saluto
- abhyāsa - studio, esercizio, pratica
- vairāgya - rinuncia, cessazione delle passioni, non attaccamento
- dhyāna - meditazione
- satya - verità
- asteya - onestà
- santoṣa - appagamento
- svādhyāya - studio di sè
- śāntiḥ - pace, nominativo singolare
- śānti - pace, radice del termine
- samasthitiḥ - posizione equilibrata, nominativo singolare
- pādahastāsana - posizione dei piedi alle mani
- utkaṭāsana - posizione intensa
- bandha - chiusura
- smṛti - memoria, tradizione
- aravindam - loto, ninfea, accusativo singolare maschile
- vande gurūṇāṃ caraṇāravinde - mi inchino ai due loti dei piedi del maestro
- sthira sukha asānam - YS 2.46 le posizioni sono forti e gioiose
- [nel testo originario comparso nella lezione 5 era scritto erroneamente अमासनम् amāsanam ce ne scusiamo]
di Enrico Casagrande
Jnana, sanscrito ज्ञान, indica, nel pensiero tradizionale indiano, la conoscenza immutabile della realtà dove soggetto ed oggetto trovano una perfetta aderenza sino ad una loro completa compenetrazione. La conoscenza delle cose ultime viene interpretata dal samkhya, il darshana, o scuola filosofica, che precorre teoreticamente quello dello Yoga, come esperienza metafisica. La meditazione concede all’uomo di interrompere il ciclo del ritorno in vita, o samsara, tramite tale esperienza che parte dalla mente per trascendere essa stessa. Atman individuale e Brahman si identificano, nella visione del jnana marga o cammino della conoscenza, per mezzo di un processo contemplato dallo yoga darshana che, nel quarto capitolo della Bhagavad Gita, dimostra, dall’auriga Krishna rivolto al principe Arjuna, che le persone migliori, risolute nell’abbandonare il peso dell’emozione, della paura, della rabbia meditando sul divino, lo hanno raggiunto grazie al tapas, la pratica ardente, di Jnana. (Jñāna-karma-sannyāsa-yogaḥ, Bhagavad Gita, libro quarto).
Arrivati a questo punto, dovresti saper riconoscere tutte le lettere dell'alfabeto e saperle scrivere. Non tutte le lettere hanno ovviamente la stessa frequenza, ma, come in ogni lingua del mondo, alcune sono più ricorrenti di altre. E' però neccessario conoscerle tutte. Consolidiamo questa conoscenza facendo un po' di pratica.
N.B. la soluzione di tutti gli esercizi verrà pubblicata insieme alla prossima lezione