di Enrico Casagrande
Il termine bhakti deriva dalla radice sanscrita bhaj (partecipare) e viene tradotto con "devozione" o "amore" verso qualcosa di non delimitabile in un essere immediatamente percepibile e pertanto un amore incondizionato di natura spirituale.
Più precisamente si tratta di un’espressione di bhavana, ovverosia quella condizione per mezzo della quale il cuore (le emozioni) del devoto si predispone ad una relazione di tipo squisitamente mistico con la coscienza cosmica. Una nuova filosofia spirituale che viene introdotta con la Bhagavad Gita annuncia la possibilità concessa alla natura umana di esperimentare il divino in una dimensione pre-rappresentativa attraverso un’esperienza di tipo emozionale, tale approccio è, per l’appunto, quello del bhakti yoga.
Il presente articolo si propone di fornire al lettore un inquadramento metodologico e storico per cogliere il nascere e le ragioni del diffondersi dello yoga devozionale attraverso i secoli fino a riuscire a trovare spazio anche nell’Occidente del XX secolo.