Hata Yoga Pradipika, II° libro: introduzione al pranayama [HYP2:14-20]
marzo 04, 2019Abbiamo iniziato il capitolo secondo, dedicato al pranayama, con nadi shodana, ovvero la respirazione alternata tra le narici, eseguita con le opportune apnee. Dicevamo come Svatmarama, l'autore dell'Hata Yoga Pradipika, al contrario di Patanjali, raccomandi che si sia raggiunta la maestria nelle asana, prima di dedicarsi agli esercizi di controllo dell'energia e della respirazione. Questa impostazione è ancora oggi mantenuta da alcune scuole di yoga indiane, mentre in altre si pratica il pranayama fin dall'inizio delle sezioni di pratica. Interromperemo il nostro discorso prima che vengano illustrate le sei pratiche di purificazione, che non sono pratiche di controllo del respiro, ma rappresentano la pulizia meccanica di alcune parti interne del corpo ed il cui fine è sempre l'eliminazione delle impurità. Successivamente poi Svatmarama concluderà il capitolo secondo con gli ultimi esercizi di controllo del respiro.
In questa sezione intermedia sono ribaditi o introdotti importanti concetti per collocare il pranayama nella giusta posizione.
abhyāsa-kāle prathame śastaṁ kṣīrājya-bhojanam
tato abhyāse dr̥ḍhībhūte na tādr̥ṅ-niyama-grahaḥ
HYP2.14: All'inizio della pratica, sono raccomandati, come cibo, il latte e il burro chiarificato. Successivamente, se la pratica è ben fondata, il praticante non dovrà più sottostare a queste regole (Niyama).
L'autore ha dato molta enfasi in tutta l'opera alle regole alimentari, insistendo molte volte sul fatto che sia necessario mangiare con estrema morigeratezza. In particolare modo, quando si iniziano a fare gli esercizi di pranayama, è opportuno avere una dieta particolarmente leggera, a base di latte e ghee, burro chiarificato, onnipresente nei rituali e tra i nutrimenti degli yogi indiani. Tuttavia, una volta che si padroneggia bene questa pratica, si può tornare alla normale alimentazione. Come più volte detto, la via trantrica, la via dell'Hata Yoga Pradipika, non pone particolare enfasi sulle regole verso se stessi e verso la società, yama e niyama, è proprio attraverso il corpo e la fisicità che si ricerca il ricongiungimento con lo spirito che tutto pervade. Il tantra è contrario all'ascetismo, per come comunemente inteso, ovvero rinunce esasperate e regole molto stringenti. Poi però le sfumature cambiano anche sensibilmente tra un'opera e l'altra, tra una scuola e l'altra.
yathā siṁho gajo vyāghro bhaved vaśyaḥ śanaiḥ śanaiḥ
tathaiva sevito vāyur anyathā hanti sādhakam
HYP2.15: Molto lentamente, in modo simile a come viene domato un leone, un elefante o una tigre, esattamente in questo modo, deve essere controllato il respiro. Altrimenti distrugge il praticante.
prāṇāyāmena yuktena sarva-roga-kṣayo bhavet
ayuktābhyāsa-yogena sarva-roga-samudgamaḥ
HTP2.16: Attraverso un adeguato esercizio di respirazione, si distruggono tutte le malattie. Al contrario un inappropriato esercizio di respirazione porta al rafforzamento di tutte le malattie.
hikkā śvāsaś ca kāsaś ca śiraḥ-karṇākṣi-vedanāḥ
bhavanti vividhāḥ rogāḥ pavanasya prakopataḥ
HTP2.17: Singhiozzo, asma e bronchite, oltre a dolore alla testa, alle orecchie e agli occhi, così come varie altre malattie, sorgono a causa di uno squilibrio del respiro.
Domare un elefante è un processo noto in India, sia nell'antichità che in tempi moderni, questi animali sono infatti utilizzati per i più disparati compiti. Lascia invece stupiti il riferimento alla doma del leone o della tigre, questi non sono infatti a nessun titolo animali domestici o addomesticabili. Il riferimento ultimo di questa metafora trova il fondamento proprio in questa contraddizione: il respiro e il prana sono strumenti molto forti e potenti, come la tigre e il leone, metterli sotto un completo controllo è quasi impossibile, ma, prendendo il giusto tempo e maturando le necessarie capacità, questo sarà possibile e ci metterà in contatto con una grande potenza. E' però necessario essere costantemente all'erta perchè tali sorprendenti e profonde energie possono nuocere al praticante, arrivando ad annientarlo. Come abbiamo già detto, questa impostazione è piuttosto comune, molte scuole di yoga approcciano il pranayama con timore reverenziale, paventando il fatto che un uso scorretto possa portare alla morte. Questo avvertimento è dato anche nell'introduzione del famoso libro Luce sul Pranayama di BKS Iyengar, opera di fine '900.
Personalmente ritengo che queste affermazioni possano essere lette con una duplice interpretazione, e i guru ne sono consapevoli. I maestri hanno un timore relativo per la salute del corpo fisico del praticante e non ne paventano realmente la possibile morte. La loro esperienza li ha messi difronte all'evidenza che nessuno è in realtà mai morto fisicamente per aver fatto male esercizi di pranayama. Può essere insorto qualche disturbo, ma non la morte. La morte di cui hanno paura è la morte del corpo spirituale, la vanificazione della pratica fatta sulla via del ricongiungimento. Abbiamo già più volte accennato a come per la fisiologia indiana e ayurvedica ci siano 5 corpi, tra cui quello fisico, quello energetico e quello spirituale. In questo senso, piuttosto che eseguire male il pranayama, è sicuramente più auspicabile non farlo. Banalizzando leggermente, tutti possiamo aver sperimentato come una cattiva respirazione oppure un pranayama eseguito al momento sbagliato o in modo approssimativo, possa aver avuto una cattiva influenza sulla nostra energia, con effetti troppo attivanti, ipereccitazione, insonnia, etc., o al contrario avendoci fatto sentire oltremodo stanchi o giù di corda. In questo senso vengono rafforzate o si eliminano le malattie, le malattie dello spirito: l'attaccamento ai sensi, la mancanza di concentrazione, le oscillazioni della mente, etc. etc.
A rafforzare questa impressione contribuisce il sutra 17, le malattie elencate non sono infatti tra quelle tipicamente mortali e inoltre non viene detto che sono causate da un pranayama eseguito male, ma da uno squilibrio del respiro vitale ingenerato dal pranayama e che proprio questo può altresì risolverle. I doni più ambiti sono però, come vedremo quelli spirituali.
yuktaṁ yuktaṁ tyajed vāyuṁ yuktaṁ yuktaṁ ca pūrayet
yuktaṁ yuktaṁ ca badhnīyād evaṁ siddhim avāpnuyāt
HTP2.18:Lo yogi dovrebbe espirare ed inspirare, e dovrebbe esercitarsi a trattenere il respiro. Così può veramente raggiungere i doni.
yadā tu nāḍī-ududhiḥ syāt tathā cihnāni bāhyataḥ
kāyasya kr̥śatā kāntis tadā jāyate niścitam
HTP2.19: La purificazione dei canali energetici si manifesta con questi segni esterni: dimagrimento e bellezza del corpo fisico. In questo caso il praticante ha avuto successo.
yatheṣṭaṁ dhāraṇaṁ vāyor analasya pradīpanam
nādābhivyaktir ārogyaṁ jāyate nāḍi-hanodhanāt
HTP2.20: Quando si è in grado di controllare l'energia come desiderato, il fuoco gastrico diviene più attivo, è percepito il suono divino. La libertà dalle malattie deriva dalla purificazione dei canali energetici.
Il padroneggiamento del pranayama consente di raggiungere la perfezione, di godere dei doni, siddhi, sia fisici che spirituali. I segni esteriori di una pratica efficace sono magrezza e bellezza. Questa è l'opinione dell'autore dell'Hata Yoga Pradipika, con buona pace del politicamente corretto, dell' "accettati come sei", del "sei perfetto così" e tutte le altre amenità che vanno molto di moda oggi giorno. Essere sovrappeso, secondo l'Hata Yoga Pradipika, è sintomo di uno squilibrio, di una pratica poco efficace, senza se e senza ma. Allo stesso modo lo sono tutti quegli elementi che non fanno apparire la persona radiosa, kāntis, ovvero bella e luminosa.
L'auto accettazione, il lasciare andare, lo scarso impegno, sono tutti temi divenuti centrali nella pratica moderna, sui quali oggi si è molto accondiscendenti. L'Hata Yoga Pradipika, allo stesso modo degli Yoga Sutra di Patanjali, erano invece piuttosto categorici in merito: i risultati sono conseguiti grazie ad una pratica assidua, intensa e ben fatta. I risultati di una siffatta pratica sono evidenti nei doni che lo yoga porta al praticante, doni fisici e spirituali. La via dello yoga non è per il curioso, una pratica saltuaria non è meglio che niente, è inutile allo stesso modo. Svatmarama non deve d'altronde vendere qualcosa, non deve essere facile e accessibile per tutti, a tutti i costi. Non deve venderci un abbonamento mensile, ma spiegarci in cosa consiste l'Hata Yoga all'interno del Tantrismo.
Il fuoco gastrico, che risiede nel quarto chakra, manipura, all'altezza dello stomaco, viene attivato dagli esercizi di pranayama, si è quindi in grado di bruciare gli alimenti più facilmente, da cui la perdita di peso, e soprattutto di bruciare le impurità che impediscono all'energia di viaggiare verso i chakra più elevati, attraverso i quali si compirà il ricongiungimento tra lo spirito individuale e lo spirito assoluto. Manifestazione di questo ricongiungimento è il poter sentire, durante gli stati meditativi, il suono senza suono, il suono sacro o nada.
Ad un livello non particolarmente elevato di interpretazione, ho sentito più volte maestri indiani spiegare il suono nada, principalmente a dei bambini, in questo modo: Quando si avvicina l'orecchio ad una conchiglia, si sente il rumore del mare, ma questo non è ovviamente il suono del mare, ma il rumore dello scorrere della tua stessa energia. Ad un livello più elevato, questo suono è il suono della forza creatrice, riscontrabile anche nell'OM, che viene percepito quando l'energia riesce a giungere sino al quarto chacra anahata, e che a volte viene anche chiamato Anhata Nad, il suono primordiale, che sorse come una vibrazione o oscillazione, spanda, del pensiero dell'Essere Puro, dello Spirito che tutto pervade. Il suono emanato dalla vibrazione era AUM. Alimentato con la forza dello spirito, il suono è, in tutta la creazione, l'unico, potente principio che crea e tiene sotto controllo tutte le altre manifestazioni.
Si conclude così la prima sezione dedicata al pranayama all'interno del secondo capitolo. Successivamente il nostro autore tratterà i sei esercizi di pulizia, shat krya, per poi riprendere e terminare questo capitolo con tutti e nove gli esercizi di pranayama.
0 commenti