L'asana che più di ogni altra è importante, secondo Svatmarama, è siddhasana, la posizione perfetta: seduti con i talloni all'inguine. Questa posizione, come vedremo, stimola al massimo grado il fluire dell'energia kundalini all'interno del corpo, fine ultimo del suo sistema di yoga. Svatmarama raccoglie una tradizione molto antica, le prime e più antiche rappresentazioni artistiche dello yoga scoperte dagli archeologi, reperti risalenti a circa quattromila anni fa, sono proprio incisioni di esseri in questa posizione. In particolare ricordiamo l'incisione di Pasupati [vedi fig.1 di seguito] , conservata nel Museo Nazionale di Nuova Delhi, che rappresenterebbe secondo le ipotesi più attestate, il dio Shiva nella sua forma ancestrale, più antica, intento in meditazione. La datazione di questa incisione nella steatite, ritrovata a Mohenjodaro, nell'attuale Pakistan, è talmente antica da restituirci un quadro dell'India persino precedente all'invasione aryana e all'introduzione del sanscrito, un'India preistorica popolata da genti dravidiche. I successivi conquistatori faranno proprio e svilupperanno il sistema dello yoga qui indubbiamente rappresentato graficamente. Mi ha sempre emozionato moltissimo l'idea che alcune posizioni dello yoga possano avere un'origine tanto antica e che forse quest'arte era praticata già nel neolitico sulle sponde del fiume Indo, da persone che, in fin dei conti, erano uguali a noi. Uguali anatomicamente e, essendo uomini, uguali nelle domande che si ponevano. Le popolazioni del Sud dell'India furono meno influenzate dall'invasione delle popolazioni aryane avvenuta intorno a 2500 anni fa, e ciò è dimostrato dal fatto che ancora oggi parlino lingue dravidiche pre-aryane come il Tamil o il Kannada. Chissà se le scuole di yoga diffuse in queste regioni, per alcuni aspetti differenti dalle scuole del Nord, abbiano raccolto e rielaborato questa tradizione antichissima con una minore mediazione aryana? Difficile, se non impossibile, affermarlo.
Ma, tornando all'Hata Yoga Pradipika, Svatmarama ha appena descritto quella che sembra essere una sequenza, strutturata in undici posizioni, che si svolge partendo da alcune asana da seduti, arrivando a posizioni più intense, per poi arrivare ad una torsione e infine a savasana, il cadavere, come ultima. Questa sequenza è preparatoria per il fine ultimo del suo sistema di yoga, il proseguimento della pratica con pranayama e meditazione e il fluire dell'energia. Ora, con tutte le differenze del caso, questo percorso è simile in modo impressionante ad una moderna pratica di yoga, almeno secondo le scuole più classiche.
Ma perchè siddhasana è una posizione "perfetta"? lasciamo che sia l'autore a rispondere.