Paramahansa Ramakrishna, il maestro estatico
marzo 01, 2021di Enrico Casagrande
Il Maestro del Maestro
Paramahansa Ramakrishna, al secolo Gadadhar Chattopadhyay (1836 – 1886) è il guru bengalese di Swami Vivekananda (1863 – 1902), il cosiddetto San Paolo dell’Induismo per il suo ruolo nella promozione su scala internazionale del pensiero religioso hindu e yoghico a partire dalla fine dell’800. Ramakrishna è venerato in India come un santo e la sua notorietà, grazie soprattutto all’impegno dell’allievo, si estende all’intero universo dello yoga internazionale ed ha un ruolo strategico all’interno della storia politica contemporanea dell'India.
Uno sviluppo atipico
Gadadhar nasce in una povera famiglia di brahmani di Kamarpur. L’infanzia e l’adolescenza sono accompagnati da un succedersi di esperienze di tipo estatico, incentrate sulla dea Kali, che gli impediscono di seguire con regolarità lo studio scolastico. La cultura della bhakti della quale è intriso il mondo culturale in cui cresce il giovane Gadadhar si intreccia con la sua evidentemente originale struttura psico – affettiva; prima di essere riconosciuto come un maestro del cammino della devozione il futuro Ramakrishna desta preoccupazioni presso genitori e conoscenti che temono per la sua salute psichica. L’occupazione trovata come sacerdote al tempio di Kali a Dakshineshwar, sita poco a nord della città di Calcutta, è un impegno al quale l’estatico non può adempiere affidabilmente. La possibile soluzione al problema individuata dai parenti nel far sposare Gadadhar all’età di ventitré anni con una bambina di soli cinque anni, Sarada Devi (1853-1919), secondo l’inveterata prassi del matrimonio infantile induista, che avrebbe con lui convissuto solamente dopo essere cresciuta non sortisce alcun beneficio. Il sacerdote non viene in alcun modo mosso dalla sua condizione di uomo sposato. Il suo sempre più intenso struggersi per il sentimento d’unione con la Dea porta i responsabili del tempio a decidere di dispensarlo dagli impegni richiesti dal suo ruolo di sacerdote per svolgere funzioni di servizio meno impegnative e per permettergli in tal modo di adorare Kali presso il tempio senza altre richieste.
Da Kali al Brahman
Le sue esperienze collocabili nella categoria della mistica, ossia dell’esperienza del divino oltre la mediazione del pensiero logico, iniziano a partire dal tempio a circolare un poco ovunque nel Bengala di metà ‘800. Fatàle, nel percorso spirituale di Ramakrishna è infine l’incontro con Bhairavi conoscitrice dei saperi tantrici, che lo inizia alle esoteriche pratiche del controllo delle energie del corpo. Il tantrismo di Bhairavi appartiene al vamacara, il percorso della mano sinistra, che contempla attività rituali trasgressive in un’ottica hindu, come il consumo di carne e alcolici, e una di tipo transculturale come l’accoppiamento rituale.
Il folle della Dea, è sempre più, agli occhi dei contemporanei un autentico yogi, un individuo in unione con le dimensioni ultime della natura più profonda del Tutto. Il Tutto che il devoto conosce sul piano della fenomenologia dell’esperienza religiosa una volta superata persino la visione dell’amata Kali, risolvendo la dualità tramite l’insegnamento del sadhu errante Totapuri. Quest’ultimo conduce il bhakta a cogliere il Brahman dell’Advaita Vedanta, scuola alla quale appartiene il sadhu, giungendo al nirvikalpa samadhi, lo stato di totale assorbimento senza oggetto. La devozione alla Dea accompagnerà Ramkrishna, il nome spirituale assegnatogli proprio da Totapuri, per il resto dei suoi giorni ma la soglia varcata oltre la visione della Madre divina lo convince della comune natura di ogni cammino religioso. Nelle sue estasi egli percorre sentieri che lo conducono alla visione dei massimi profeti e maestri delle grandi religioni rivelate a lui note: fa quindi esperienze analoghe a quelle dei sufi e a quelle dei mistici cristiani. Ha modo inoltre di adorare e giungere a Krishna tramite madura bhava ossia la dolcezza della sposa, una modalità della bhakti vaishnava, che fa riferimento all’amore provato da Radha per il dio – pastore nella foresta di Vrindavan. In tale occasione il bhakta è visto dai testimoni del tempo indossare abiti femminili ed agire con la grazia di una donna.
Il Ramakrishna Math
Il mistico dalla limitata cultura ma dalle intensissime esperienze spirituali vive ormai una dimensione che con l’ordinario fenomenico ha smarrito pressoché ogni rapporto. Il ricongiungimento con la donna sposata anni prima si risolve in un rapporto di venerazione reciproca al punto che il Nostro arriva a riconoscere nella moglie un’incarnazione della Dea. Figli naturali da questa unione evidentemente non giungono, sono quelli spirituali che invece creeranno attorno alla persona di Ramakrishna e di Sarada Devi, soprattutto una volta scomparso il marito, a creare un interesse sempre più intenso verso il santo bengalese. Giovani dalle promettenti carriere di un Bengala “occidentalizzato” dal British Raj iniziano, verso la fine degli anni ’70 del XIX secolo, a raccogliersi ai piedi del maestro per apprendere le conoscenze divine che stridono in apparenza con la loro cultura orientata al deismo etico e razionalista di movimenti come il Brahmo Samaj che si adoperano per diffondere uno spirito che sappia essere adatto al confronto con la modernità occidentale. La visione di Ramakrishna, nonostante caratteristiche proprie della tradizione hindu, come visto, esprime un potenziale dialogo interreligioso che non pone marcate contraddizioni con la nuova visione socio - politica dei giovani bengalesi. I differenti cammini di fede possono trovare nell’Advaita Vedanta la loro sintesi definitiva. E tutto ciò può contribuire a svegliare nelle genti dell'India quel senso di appartenenza culturale che permetterebbe loro di rispondere adeguatamente alle richieste del tempo.
È il 1879 quando il maestro accetta di accogliere formalmente attorno a sé alcuni discepoli che porteranno il suo messaggio nei decenni a venire. Il suo allievo prediletto, il noto Vivekananda, al secolo Narendranath Datta, fonda nel 1885 il primo Ramakrishna Math (il monastero di Ramakrisha). L’anno successivo muore il maestro ed i devoti prendono ufficialmente i voti di celibato e povertà col fine di realizzare il divino seguendo l’esempio - il modello pedagogico a loro offerto - del guru e diffonderne l’insegnamento secondo un topos messianico, anche allo scopo di portare l’India a prendere coscienza del suo imponente passato e per superare lo stato di miseria nel quale si trova ad essere (S. Chistolini, Ramkrishna, Vivekananda, Gandhi, Maestri senza scuola, p 62). Il nome del santo estatico arriva in Occidente ufficialmente a partire dal 1893 tramite Vivekananda che sarà l’oratore di maggior successo al Parlamento Mondiale delle Religioni di Chicago.
Vivekananda gira il mondo, è un uomo di cultura ed un attivo karma yogi; il suo guru è una persona dalla conoscenza circoscritta al solo mondo religioso e soprattutto a quello dell'esperienza estatica. La contraddizione della loro modalità di essere al mondo è ininfluente rispetto ai risultati nati dal loro rapporto. Ramakrishna riconosce le potenzialità del discepolo e lo incarica di operare attivamente nel mondo consapevole dell’indigenza nella quale vive una vastissima parte delle genti del suo paese. Un'indigenza causata dall'oppressione britannica e da un mancato senso d’appartenenza di un popolo appartenente ad un articolato panorama culturale.
“Farai grandi cose nel mondo: darai agli uomini la conoscenza spirituale e consolerai la miseria degli umili e dei poveri” (Swami Vivekananda - La religione universale, ramakrishna-math.org).
Vivekananda, dopo aver perso il padre già nel 1884 ritrovandosi con la famiglia d'origine in condizione d’improvvisa povertà e dopo aver viaggiato attraverso l'India degli ultimi e degli affamati agli inizi dell'ultimo decennio del secolo, si risolve a seguire senza indugio il profetico mandato del maestro.
Quel che accade da quel momento lo conosciamo attraverso il successo del karma yogi al Parlamento Mondiale delle Religioni di Chicago del 1893, attraverso la diffusione planetaria dei suoi scritti, delle sue missioni e quindi attraverso il suo contributo nel portare alla futura nascita dell'India moderna.
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