Scienza e Yoga: origini dell'Universo e ”fornaci stellari”
ottobre 20, 2020
di Kenan Digrazia e Marco Sebastiani
Esistono ambiti nei quali scienza, filosofia e religione possono dare luogo a dialoghi straordinari in quanto a ricchezza e profondità di vedute. I meccanismi possono essere molteplici, e in questi, gli ambiti del sapere possono essere reciprocamente consapevoli del proprio ruolo oppure no. Se da una parte filosofia e religione possono influenzare gli ambiti e le impostazioni di alcune ricerche scientifiche, dall'altra alcuni pensieri religiosi sposano le moderne teorie scientifiche, aggiungendo sfumature o interpretazioni al loro sapere ancestrale. Possiamo dire che, generalizzando, Buddismo ed Induismo, seppure nelle loro innumerevoli declinazioni, seguano questa strada, non contrapponendo mai il loro sapere a quello scientifico, ma cercando sempre una convergenza, una illuminazione sulle presenti conoscenze, considerate provenienti dalle sacre scritture. Sua santità il XIV Dalai Lama ha spesso collaborato in diversi ambiti scientifici, come ad esempio la ricerca neurologica sugli stati mentali, dicendosi pronto a rivedere le sue convinzioni qualora venissero confutate dal sapere scientifico. Le massime autorità dell'Induismo sono da sempre interessate agli ambiti di ricerca astrofisica sulle origini dell'Universo, e non solo. Non serve qui ricordare come un'enorme statua di Shiva Nataraja troneggi all'ingresso del Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN) con una epigrafe molto significativa: "Centinaia di anni fa, gli artisti indiani crearono immagini visive di Shiva danzante in una bella serie di bronzi. Nel nostro tempo, i fisici hanno utilizzato la tecnologia più avanzata per ritrarre i modelli della danza cosmica. La metafora della danza cosmica quindi unifica la mitologia antica, l'arte religiosa e fisica moderna."
E' da questi incroci tra scienza e filosofia delle religioni che trae origine il nostro odierno articolo. Vorremmo accennare ad un tema molto ampio, facendo notare come l'attuale teoria sulle origini dell'Universo, ed in particolare, sull'origine della materia e degli elementi, crei un gioco di specchi con l'approccio induista sulle origini.
La suggestione è molto forte: l'Universo è emerso dal vuoto come una fluttuazione di energia dello spazio, detto “vuoto” nel senso di “privo di materia come la conosciamo”, ma, si tenga presente, pur sempre permeato da un campo (di Higgs o di origine sconosciuta). Tutta la materia che compone l'Universo come oggi lo conosciamo si è originata da tale fluttuazione, quindi dai processi che sono avvenuti all'interno delle stelle. La Terra, gli esseri che la popolano, l'acqua, l'aria, gli uomini, il cibo, ogni cosa è composta degli elementi prodotti nelle stelle, ad eccezione di sporadici casi. Per la scienza, quindi, macrocosmo (l'Universo) e microcosmo (la vita sulla terra) sono composti esattamente della stessa materia ed anzi, a guardar meglio, il microcosmo ha avuto origine dal macrocosmo, in quanto più andiamo indietro nel tempo, più essi convergono ad essere la medesima cosa. Non a caso il premio nobel per la fisica, P. W. Bridgman, ha affermato (La logica della fisica moderna): “più le nostre conoscenze sull'infinitamente piccolo aumenteranno, maggiore sarà la precisione della nostra descrizione dell'infinitamente grande. Questo è un tema chiave anche nel Tantrismo. Per dirla con le parole dell'astronomo Allan R. Sandage, poiché tutti gli elementi più pesanti dell’elio sono stati sintetizzati dalle stelle, tutti gli elementi chimici più pesanti che sono la materia prima della vita furono un tempo parte di un ciclo di vita stellare. “Noi siamo polvere di stelle”, C. Sagan.
La nascita dell'Universo come
emersione da un “vuoto” indifferenziato, da un illimitato
“oceano” di potenziale da cui le forme particolari affiorano come
onde, trova riscontro negli attuali modelli di teoria quantistica dei
campi applicata alle ipotetiche condizioni al Big Bang. Il grande
evento che si suppone avere avuto luogo circa 13,7 miliardi di anni
fa, viene infatti interpretato come una fluttuazione nell'oceano di
energia, che si trovava in una precedente parità assoluta (somma
delle energie = 0). Il fine dei processi
dell'Universo è il raggiungimento dell'equilibrio. La biologia, la
chimica, l'astrofisica si basano tutte sulla descrizione quantitativa
dei processi che si discostano dall'equilibrio (dinamico, gassoso,
ecc...) o che tendono a raggiungerlo. Similmente, il fine dello yoga
è la mokṣa,
l'ottenimento della liberazione che viene vista sotto l'angolo
visuale dell'unione con il divino, quindi l'ottenimento
dell'equilibrio, o meglio, il ritorno all'equilibrio dal quale tutto
è scaturito. Ciò può spingerci a considerare una storia
universale che osservi le narrazioni
religiose e metafisiche come una legittima forma di conoscenza, ma
che, allo stesso tempo, resti vigile ed aperta alle conoscenze
consolidate di cui oggi disponiamo. Proprio questa “terza via” è
la particolare sfaccettatura che vogliamo evidenziare nei nostri
articoli, affinché divenga possibile “sposare” la narrazione
scientifica, rispondente al come, con la narrazione religiosa
e filosofica, rispondente al perché. E' possibile immaginare
finita l'epoca raccontata da Bertrand Russel in cui incessante è la
lotta tra pensiero scientifico e autorità religiosa? Entrambe
perseguono il fine dell'unità, come ci ricordano J. H. Poincaré e
R. Panikkar, entrambe esprimono i medesimi invarianti, pur con il
linguaggio, le operazioni e le metodologie di propria pertinenza. La
scienza avrà quindi l'onere delle prove, la filosofia l'onere della
logica e la religione l'onere dell'etica.
Il famoso
Nāsadīya Sūkta (RV X, 129), l'inno vedico delle origini, già
affrontato da un altro articolo di questa rivista, mostra una
coerenza concettuale nell'andare alle origini della manifestazione
cosmica superiore a qualunque altro testo sacro. Ne riportiamo due
strofe emblematiche, nella bella traduzione poetica operata da
Tommaso Iorco in endecasillabi:
Uno solo spirava per sua Forza,
altro
non esisteva oltre a Quell’Uno.
Tenebra avvolta da Tenebra
v’era,
un Oceano incosciente; quel Principio
cosmico
ch’era serrato nei Molti,
quale Uno, se stesso generò
mediante
la Potenza del suo Tapas.
Il Tapas di cui si parla è l'energia, l'Ardore, la potenza concentrata che fa emergere il tutto dalle tenebre, in un modo che mostra uno straordinario parallelismo a come il Big Bang diviene quella singolarità di energia concentrata che “esplode”, espandendosi molto rapidamente (inflazione).
Dopo l'esplosione, si manifesta la differenziazione delle qualità, ovvero le quattro interazioni fondamentali (energia nucleare forte e debole, elettromagnetica, gravitazionale), che si possono essere messe in relazione a quattro quarti del Puruṣa cosmico di RV X, 90. Quindi, l'energia comincia a condensarsi in forma di “massa a riposo”, secondo l'equazione di Einstein E = mc2, anche se ben poco possiamo dire scientificamente di questo momento, in quanto non possiamo sapere se le operazioni da noi oggi messe in campo per la misura di massa ed energia siano effettivamente valide in quel contesto estremo di 13,7 miliardi di anni fa. Si afferma solo che, all'apparire delle varie particelle elementari, si siano gradualmente costituite le strutture atomiche, a mano a mano che l'universo, espandendosi, si raffreddava come un gas. Qui entra in gioco lo straordinario RV X, 190, l'altro inno delle origini, di cui riportiamo la prima strofa in una nostra traduzione:
Dall'Energia fiammeggiante
sorsero
l'Ordine Cosmico e la Verità.
Là nacque la Notte,
là nacque l'Oceano,
con i suoi flutti in movimento.
Esattamente come da noi descritto, dall'immenso calore del Big Bang si distaccano le forze fondamentali che plasmano l'architettura del cosmo, in modo dinamico (il ṛta) e in modo complessivo della realtà (satya), nel quale possiamo vedere la formazione della materia. La ricombinazione dei protoni con gli elettroni origina la cosiddetta “superficie di ultimo scattering”, dalla quale ci proviene la radiazione cosmica di fondo nelle microonde. L'Oceano è spesso simbolo connesso alla creazione, come in quest'altro inno alla misteriosa sapienza divina (Māyā, RV X, 177, nostra traduzione), di cui riportiamo una frase della prima strofa (traduzione adattata):
i grandi poeti e compositori osservano il Signore Supremo come Colui che è nell'Oceano della creazione, eppure è differente dall'acqua di quell'Oceano.
In principio, lo Spirito di Dio
aleggiava sulle acque, dice il libro della Genesi al capitolo primo.
L'acqua rappresenta l'indifferenziata possibilità della materia
inerte non ancora qualificata. Le qualità verranno disposte da un
modo intensivo ad uno estensivo proprio grazie all'arte della misura
divina, Māyā,
la “misteriosa sapienza” che rifulge anche in Proverbi 8:22-36.
Allo stesso modo, in un'epoca che va dal Big Bang a 380.000 anni
dopo, detta età oscura, avvenuta la ricombinazione di protoni ed
elettroni con conseguente formazione di atomi di idrogeno neutri, non
vi è più la possibilità di emettere luce (le Tenebre che avvolgono
l'Oceano) e l'Universo divenne come le Acque indifferenziate, o come
la Notte. Ma, nel frattempo, la gravità plasmava le strutture del
fluido cosmologico in espansione, enucleando delle masse che,
cominciando a contrarsi, formarono i primi globuli gassosi (detti “di
Bok”) ad alta temperatura, con nuova emissione nel visibile. Tali
globuli di idrogeno, estremamente densi, diedero origine alle stelle
di popolazione più antica, molto massicce.
Nelle stelle avviene
il sogno di ogni alchimista: la trasmutazione degli elementi. Vennero
creati gli elementi che oggi conosciamo sulla terra. I processi
nucleari sintetizzarono nuovi elementi, in ordine crescente di numero
atomico nella tavola periodica: Elio, Litio, Boro, Berillo, Carbonio,
Azoto ed Ossigeno. Le stelle poi, alla fine della loro vita, durante
le fasi di espansione di gigante e supergigante rossa, mettono in
scena diversi processi convettivi che provocano una risalita di
materiale più “pesante” dalle regioni nucleari, il che permette,
nel momento dell'esplosione finale della supernova, di spargere detti
elementi che andranno a costituire grani interstellari che,
associandosi tra loro, diedero origine, con molto tempo, ai
planetoidi e poi ai pianeti. Curioso notare come gli elementi
necessari alla vita si siano originati in condizioni ostili alla
vita, a pressioni e temperature con valori da capogiro. I processi in
azione, benché complessi, sembrano straordinariamente sincronizzati
per permettere lo spargimento di questi elementi importanti per la
vita. Se, infatti, non vi fossero i moti convettivi delle giganti e
delle supergiganti rosse, la stella, nella fase finale di collasso
con formazione di una pulsar, non disperderebbe tali atomi nel mezzo
interstellare, in quanto nel nucleo, dove essi si trovano, vengono
nuovamente distrutti. È fondamentale quindi il processo di
rimescolamento interno della stella prima della sua morte, una morte
che dà la vita ad altri, invariante del Sacrificio che regge
l'Ordine Cosmico (RV I, 164, 35 e X, 130). Non solo, ma guardiamo al
processo di formazione di detti grani interstellari che vanno a
costituire il disco di accrescimento della nuova stella (e quindi i
pianeti). Se esaminiamo la formula che ci dà il tasso di
accrescimento di questi grani, otteniamo che, nelle condizioni di
fase gassosa del mezzo interstellare, essi richiederebbero un tempo
per formarsi superiore o dell'ordine dell'età dell'Universo! Se,
invece, inseriamo i parametri dell'atmosfera di una stella, vediamo
come questi grani si formino in tempi scala accettabili, il che ci
conferma che anche i silicati e le olivine (sostanze costituenti la
terra che calpestiamo) sono originate nelle stelle.
Un'altra idea upaniṣadica è che le stelle siano tenute assieme da corde di vento. Anche se oggi sappiamo che il vento di cui si parla non è quello atmosferico, è però un'affermazione corretta. Le stelle si trovano riunite in grandi correnti di materiale interstellare a bassa densità, appena superiore alla densità del mezzo nelle regioni che ci appaiono più vuote. Queste correnti di materiale vengono spazzate via spesso dall'energia che la stella emette per unità di tempo, sotto forma di particelle, fotoni, ecc.., che causano un vero e proprio vento stellare che può essere utile o meno alla formazione di pianeti potenzialmente abitabili dalla vita.
Infine, un tema che meriterebbe maggiore approfondimento e che probabilmente tratteremo in un prossimo articolo è quello della ciclicità della creazione dell'Universo. La ricerca astrofisica non è concorde a riguardo. Secondo alcuni l'Universo continuerà ad espandersi, ovvero le galassie si allontaneranno sempre di più, fino a freddarsi in una tenebra che tutto avvolge. Secondo altri all'attuale fase di espansione ne seguirà una di contrazione, ovvero la forza di gravità avrà la meglio sulla velocità di allontanamento dei corpi, fino a portare ad un nuovo momento in cui si ipotizza potrebbe verificarsi un nuovo Big Bang. Quest'ultima visione offre sicuramente lo spunto per approfondire il tema della creazione ciclica dell'Universo e della sua successiva distruzione nell'Induismo e sui legami tra natura, spirito e materia.
Alla fine di un ciclo (kalpa), o
Arjuna, tutti gli esseri ritornano alla Mia Natura (prakriti). Io,
Krishna, al principio del ciclo successivo li emetto di
nuovo.
Suscitando l'azione della natura che mi è propria,
emetto questa moltitudine di esseri, tutti inesorabilmente sottoposti
alla dominazione della natura.
Bhagavad Gita XIII.7-8
Nella
versione di Sri Aurobindo
I concetti da noi trattati sono
sicuramente complessi e richiedono ben altri ed ampi approfondimenti
rispetto a questa sede, ma il lettore potrà tornare a contemplare a
questi argomenti sentendosi parte del tutto. Ogni cosa è
interconnessa, ed ogni cosa ci porta a valutare la nostra funzione in
quest'angolo del tutto, come ci ricordano i versi d'oro della scuola
di Pitagora: “e conoscerai, com'è giusto che si conosca, che la
Natura è una e uguale se stessa in tutte le cose”.
BIBLIOGRAFIA
NECESSARIA PER APPROFONDIMENTI
• AA. VV., Quadrivium,
Numero, Geometria, Musica, Astronomia, Sironi Editore, 2011
•
R. Panikkar, Gli inni cosmici dei Veda, BUR, 2004
•
R. Panikkar, La porta stretta
della conoscenza
• T. Iorco, Ṛgveda,
edizione integrale in italiano con testo sanscrito a fronte, La
Calama
• D. Christian, Dall'origine, una grande storia del
tutto, Mondadori, 2019
• R. Guénon, Il regno della
quantità e i segni dei tempi, Adelphi, 1982
• M. Eliade,
Il mito dell'eterno ritorno, Edizioni Borla, 1975 (seconda
edizione)
• Sri Aurobindo, Lo yoga della Bhagavad Gita,
Edizioni Mediterranee, 1999
• R.Calasso, Ka, Adelphi,
1996
• B. Russell Religion and science, Oxford
University Press, 1935
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