La Tradizione del vinyasa yoga in un video del 1938
novembre 16, 2018
di Marco Sebastiani
Ad un osservatore distratto questo video sembrerebbe mostrare solamente l'esecuzione di alcune posizioni. Ad un osservatore attento, e che magari conosca l'opera del maestro Sri Trimalai Krishnamacharya, questo video mostra in tutta la sua magnificenza la tradizione del vinyasa yoga. Tradizione che ha le sue origini nella notte dei tempi, sicuramente negli Yoga Sutra di Patanjali, negli otto rami del suo yoga e nell'Hata Yoga Pradipika di Svatmarama e nel percorso da lui suggerito. Nel video si alterna tutta la famiglia Krishnamacharya: Iyengar, fratello della moglie del maestro, il figlio Desikachar, la figlia, il guru stesso e alcuni bambini dei quali non conosciamo l'identità. Nella dimostrazione di tutti è molto evidente tapas ( तपस्
) l'intensità della pratica, il calore che brucia le impurità, la fiera disciplina o la passione, tutti termini con cui possiamo tradurre il concetto del termine sanskrito ed elemento portante dello yoga di Patanjali insieme allo studio di sè e all'abbandono spirituale. Percepiamo l'intensità da ogni respiro, sincronizzato con ciascun movimento, dall'assoluta focalizzazione al momento presente. La fiera disciplina è evidente nelle asana più difficili, per le quali facilmente capiamo essere necessari anni di dura applicazione. Ritiro dei sensi, concentrazione, gestione dell'energia e del respiro, sono tutti aspetti molto evidenti.
Ultimamente capita spesso in ambiente statunitense di sentir dire "questo non è yoga, sono solo asana". In Europa la variante che sentiamo è "oggi si pratica lo yoga posturale", frase che fa venire la pelle d'oca. In particolare queste osservazioni sono a mio giudizio figlie di due complessi. Il primo disagio, che molto spesso noi occidentali crediamo di avere, è quello di non conoscere o non avere accesso o non capire la parte più spirituale e filosofica dello yoga. Pochi in Occidente conoscono il sanscrito, così come la filosofia alla base delle varie scuole di yoga moderne o dei principi dell'Induismo. Questo ci porta ad un timore reverenziale, come se la vera pratica dello yoga fosse qualcosa di inarrivabile e confinata nelle grotte hymalayane. Vi rivelerò un segreto, ho conosciuto sadhu e yogin in India che dedicavano tutta la loro vita alla pratica e che non avevano mai letto integralmente gli Yoga Sutra, li conoscevano per sentito dire e non erano particolarmente interessati all'argomento. A loro interessava solo l'esperienza. Interessavano gli strumenti per raggiungere un particolare stato fisico, mentale e spirituale. L'Hata Yoga Pradipika e gli Yoga Sutra lo dicono molto chiaramente, l'aspetto più importante dello yoga è la pratica, non la filosofia o la speculazione. L'Hata Yoga arriva a postulare la scarsa importanza delle norme di comportamento, perchè distanti dalla pratica intesa in senso stretto. La pratica si compone di diversi elementi, che si compenetrano, il pranayama andrà pur sempre praticato seduti in un'asana e le asana sono eseguite gestendo con attenzione il prana. La meditazione richiede una respirazione particolare e una posizione particolare del corpo, così come l'esecuzione delle asana può diventare una meditazione. "Questo non è yoga, sono solo asana", "questo è yoga posturale" senza nulla conoscere della pratica di chi si sta criticando, è un'osservazione quantomeno superficiale oppure, peggio, chi la dice millanta la conoscenza del "vero yoga".
Il secondo complesso è quello di chi non riesce ad eseguire le posizioni che critica e quindi, senza nulla capire riguardo al fatto che le posizioni siano lo strumento e non il fine, fa come la volpe con l'uva, critica quello che non può avere. Tutti noi rimaniamo affascinati dal grande lavoro interiore ed esteriore che la maggior parte delle asana nel video richiedono. Probabilmente non arriveremo mai ad avere un tale controllo del fisico, ma lo scopo non è quello, lo scopo è l'intensità nella pratica e lo studio del sè. Almeno questo è quello che dice la tradizione.
In fin dei conti, quando abbiamo vergogna nel pubblicare una fotografia della nostra pratica, o quando qualcuno critica lo yoga su Instagram, a priori, ricordiamoci che il grande maestro Krishnamacharya era solito far riprendere e fotografare spesso i suoi allievi e se stesso. Lui voleva diffondere lo yoga a tutti, essere di ispirazione. Un tempo lo yoga era una disciplina per soli iniziati, praticata in segreto. E' anche grazie a Krishnamacharya che si è aperto ai non bramani, la casta dei sacerdoti indiani, ai non sadhu, i monaci rinunciatari, ai non indiani, alle donne, eccetera, perchè in origine non era così. E allora ben venga una fotografia o un video se può servire di ispirazione a qualcun'altro, se può ispirare un'altro praticante, avvicinare allo yoga un non praticante, se può allargare la comunità o se può creare condivisione all'interno della comunità stessa. Come ben illustra il mito di Bharadvaja [cfr: Mito e yoga, bharadvajasana, la torsione nel mezzo loto] per il pensiero tradizionale nel quale lo yoga è nato, la conoscenza non vale nulla senza la condivisione. La condivisione può essere fatta all'interno di sette segrete oppure con chiunque lo desideri, come ci insegna Sri Krishnamacharya.
Poi certamente, quando la condivisione viene fatta come esaltazione del proprio ego o per ricevere gratificazioni, spostando l'attenzione esclusivamente sull'aspetto esteriore della pratica, questo atteggiamento è contrario alla visione tradizionale.
Ultimamente capita spesso in ambiente statunitense di sentir dire "questo non è yoga, sono solo asana". In Europa la variante che sentiamo è "oggi si pratica lo yoga posturale", frase che fa venire la pelle d'oca. In particolare queste osservazioni sono a mio giudizio figlie di due complessi. Il primo disagio, che molto spesso noi occidentali crediamo di avere, è quello di non conoscere o non avere accesso o non capire la parte più spirituale e filosofica dello yoga. Pochi in Occidente conoscono il sanscrito, così come la filosofia alla base delle varie scuole di yoga moderne o dei principi dell'Induismo. Questo ci porta ad un timore reverenziale, come se la vera pratica dello yoga fosse qualcosa di inarrivabile e confinata nelle grotte hymalayane. Vi rivelerò un segreto, ho conosciuto sadhu e yogin in India che dedicavano tutta la loro vita alla pratica e che non avevano mai letto integralmente gli Yoga Sutra, li conoscevano per sentito dire e non erano particolarmente interessati all'argomento. A loro interessava solo l'esperienza. Interessavano gli strumenti per raggiungere un particolare stato fisico, mentale e spirituale. L'Hata Yoga Pradipika e gli Yoga Sutra lo dicono molto chiaramente, l'aspetto più importante dello yoga è la pratica, non la filosofia o la speculazione. L'Hata Yoga arriva a postulare la scarsa importanza delle norme di comportamento, perchè distanti dalla pratica intesa in senso stretto. La pratica si compone di diversi elementi, che si compenetrano, il pranayama andrà pur sempre praticato seduti in un'asana e le asana sono eseguite gestendo con attenzione il prana. La meditazione richiede una respirazione particolare e una posizione particolare del corpo, così come l'esecuzione delle asana può diventare una meditazione. "Questo non è yoga, sono solo asana", "questo è yoga posturale" senza nulla conoscere della pratica di chi si sta criticando, è un'osservazione quantomeno superficiale oppure, peggio, chi la dice millanta la conoscenza del "vero yoga".
Il secondo complesso è quello di chi non riesce ad eseguire le posizioni che critica e quindi, senza nulla capire riguardo al fatto che le posizioni siano lo strumento e non il fine, fa come la volpe con l'uva, critica quello che non può avere. Tutti noi rimaniamo affascinati dal grande lavoro interiore ed esteriore che la maggior parte delle asana nel video richiedono. Probabilmente non arriveremo mai ad avere un tale controllo del fisico, ma lo scopo non è quello, lo scopo è l'intensità nella pratica e lo studio del sè. Almeno questo è quello che dice la tradizione.
In fin dei conti, quando abbiamo vergogna nel pubblicare una fotografia della nostra pratica, o quando qualcuno critica lo yoga su Instagram, a priori, ricordiamoci che il grande maestro Krishnamacharya era solito far riprendere e fotografare spesso i suoi allievi e se stesso. Lui voleva diffondere lo yoga a tutti, essere di ispirazione. Un tempo lo yoga era una disciplina per soli iniziati, praticata in segreto. E' anche grazie a Krishnamacharya che si è aperto ai non bramani, la casta dei sacerdoti indiani, ai non sadhu, i monaci rinunciatari, ai non indiani, alle donne, eccetera, perchè in origine non era così. E allora ben venga una fotografia o un video se può servire di ispirazione a qualcun'altro, se può ispirare un'altro praticante, avvicinare allo yoga un non praticante, se può allargare la comunità o se può creare condivisione all'interno della comunità stessa. Come ben illustra il mito di Bharadvaja [cfr: Mito e yoga, bharadvajasana, la torsione nel mezzo loto] per il pensiero tradizionale nel quale lo yoga è nato, la conoscenza non vale nulla senza la condivisione. La condivisione può essere fatta all'interno di sette segrete oppure con chiunque lo desideri, come ci insegna Sri Krishnamacharya.
Poi certamente, quando la condivisione viene fatta come esaltazione del proprio ego o per ricevere gratificazioni, spostando l'attenzione esclusivamente sull'aspetto esteriore della pratica, questo atteggiamento è contrario alla visione tradizionale.
Un altro aspetto di questo video che mi ha fatto molto riflettere è l'allineamento del corpo durante l'esecuzione di alcune asana. Da parte di tutti, non c'è un'attenzione spasmodica ai dettagli fisici dell'esecuzione. Anche lo stesso Iyengar che diventerà, in vecchiaia, il paladino dell'allineamento, qui non ne cura ossessivamente i classici principi. A mio giudizio se pratichiamo un vinyasa dinamico come quello del video, mantenendo lo sguardo sul dristhi, il punto di attenzione e concentrati al massimo grado sul respiro, è impossibile avere un allineamento millimetrico, o meglio, è fondamentalmente inutile, sono altre le cose di primaria importanza, l'ossessione per l'alllineamento ci porta a guardarci piedi, braccia, busto, eccetera, fondamentalmente ci distrae. Si potrebbe obbiettare che praticando il giusto allineamento con il tempo diviene naturale, ma non sarà mai millimetrico e comunque avremmo perso molto tempo nel quale avremmo potuto trasformare la nostra pratica di vinyasa in una meditazione in movimento.
Ma quali sensazioni ha suscitato in voi questo video? quali sono le principali differenze tra quanto mostrato e la vostra pratica?
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