Lo 'yoga spirituale', contraddizioni e paradossi.
marzo 30, 2018di Mario Caruso
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a vari paladini che si ergevano a difensori del "vero yoga", come di consueto. Nelle ultime settimane però, vedi le polemiche scoppiate negli Stati Uniti e riportate nel precedente articolo, il "vero yoga" ha coinciso invariabilmente con lo "yoga spirituale". Queste considerazioni ci hanno spinto ad una serie di domande, che abbiamo girato al nostro esperto, docente di filosofia e religioni dell'India e dell'Estremo Oriente; chi meglio di lui può illuminarci su cosa sia lo "yoga spirituale" e su come sia diventato il sacro graal, ostentato da ogni parte. Lasciamo quindi la parola a Mario Caruso.
Ringrazio Yoga Magazine Italia per avermi dato la possibilità di esprimere la mia opinione su di un argomento che mi sta piuttosto a cuore, sia come studioso della filosofia e della tradizione dello yoga, sia come praticante di lunga data. In primo luogo bisognerebbe capire cosa si intende con il termine "spirituale", usato molto spesso in modo improprio. La parola ha la medesima origine in quasi tutte le lingue europee, una origine latina che proviene da spiritus. Spiritualis è ciò che appartiene alla sfera dello spirito. Spiritus in latino significa soffio, sia come aria che come soffio vitale. Sarebbe molto interessante indagare le analogie tra questo termine e il prana sanscrito, in quanto ricordiamo che le due lingue hanno un'origine comune indoeuropea, ma oggi non ci spingeremo così avanti. Nei secoli il termine spirito, spirit, espirit, espiritu, eccetera, si è caricato di significati importanti, dallo Spirito Santo in poi, ma anche più banali, come etere o umorismo. In generale potremmo dire che con la parola "spirituale" si voglia caratterizzare ciò che è immateriale. Si contrappongono così, la materia, cioè ciò che ricade sotto i nostri sensi e lo spirito, ovvero ciò che sfugge ai sensi, come la vita psichica, intellettuale, affettiva, ma anche religiosa dell'uomo. Nella mente di chi usa il termine "yoga spirituale", si contrappongono in modo analogo uno yoga fisico e quindi materiale ed uno yoga legato agli aspetti intangibili e alla meditazione e quindi spirituale. Diciamo subito che questa contrapposizione è quantomeno priva di ogni fondamento.
Non vorrei procedere io ora alla definizione di cosa sia lo yoga. Mi capita di dire spesso che quando sento iniziare un discorso con "lo yoga è" oppure "il vero yoga è" scappo il più lontano possibile perché facilmente si susseguono una sequela di stupidaggini e luoghi comuni.
Senza inventare nulla, rifacendoci alla tradizione classica che risale agli Yoga Sutra di Patanjali, diremo almeno che lo yoga è uno, incentrato su otto temi principali, i quali hanno implicazioni sia materiali che spirituali. Quindi, quando si parla di una pratica o di un insieme di pratiche, diremo che o è yoga oppure è un'altra cosa, non è yoga, ma lo "yoga spirituale" non esiste, è un mito occidentale, principalmente americano. Permettetemi di ripetere questo concetto: esiste lo yoga ed è caratterizzato da otto differenti aspetti che ne caratterizzano la pratica; precetti morali ed etici, posture del fisico, controllo dell'energia del respiro, ritiro dei sensi, concentrazione, meditazione e abbandono. Tutti questi passi comprendono aspetti materiali ed aspetti immateriali. La meditazione non è slegata dal corpo fisico, le posture o asana non sono slegate assolutamente dal mondo immateriale dell'energia o dai piani "altri" dell'esistenza, almeno secondo la concezione classica indiana nella quale lo yoga è nato e si è sviluppato sino ai nostri giorni.
La cosa che mi fa più sorridere è vedere come i fautori, spesso anglosassoni, dello "yoga spirituale", i quali lanciano strali contro chi svilisce lo yoga e ne tradisce l'essenza, siano persone attentissime all'apparenza e alla propria immagine, attentissime a farsi fotografare più volte al giorno per promuoversi, e in ultima analisi scaltri uomini e donne di affari. Benissimo, ma questi aspetti a noi sembrano poco spirituali e più materiali, ovvero lontani dal distacco dalle vicende del mondo, dal distacco dai sentimenti e dalle passioni.
Veniamo però, attraverso questi passaggi logici, ad un tema che ha una certa rilevanza, ovvero se un maestro, un grande maestro di yoga, possa essere, non dico un uomo di affari, ma un personaggio interessato alla vita pratica e ad un certo benessere per lui e per la propria famiglia. Questo tema è molto dibattuto anche in India e risolto in modi differenti a seconda delle comunità di riferimento. Io ho avuto la fortuna di iniziare la pratica dello yoga con un sadhu (monaco) rinunciatario, dedito al culto di Shiva. Queste persone, in India, rinunciano a tutto e conducono la vita in miseria completa, senza possedere nulla. A volte, prendere i voti come sadhu, costituisce anche un sistema per sfuggire al sistema delle caste, per gli appartenenti a quelle più bassi, e per costruirsi una propria identità. Queste figure sono comunque, nel mio immaginario, quelle più vicine ad una vita di puro spirito e difficilmente si curano di aspetti materiali. Anche in questi casi ci sono però delle eccezioni, gli Indiani si fanno grandi beffe dei finti sadhu che ne vestono gli abiti ad uso dei turisti per chiedere elemosine o sbarcare il lunario.
Avendo questo riferimento, potete immaginate come mi si possa accapponare la pelle quando il primo californiano su Instagram si erge a difensore dello yoga spirituale. Per favore.
Nel sub-continente molti bramini (sacerdoti) sono anche maestri di vita e di yoga. Molti ignorano che gli stessi Krishnamacharya, Iyengar e Jois, appartenessero alla casta dei bramini e ne indossassero quotidianamente i simboli. I sacerdoti appartengono alla casta al vertice della società, sono colti e sono spesso circondati da un certo benessere. Come viene conciliato questo fatto nella cultura indiana? Semplice, dai maestri ci si aspetta sempre un comportamento distaccato verso i sensi e verso gli aspetti più materialistici. Sarà per loro sempre disdicevole mostrarsi interessati al denaro se non per compiere opere di bene, ma anche in quel caso se ne occuperà probabilmente qualcun altro e il maestro darà solo indicazioni. Allo stesso modo, i grandi maestri, non mostreranno interesse verso abiti sontuosi, vestiranno con modestia e via di seguito. In India sono oggetto di grande scherno i presunti guru che corrono dietro alle donne oppure che mangiano molto, bevono alcool, vanitosi o con un ego eccessivo, che non sono, in buona sostanza, distaccati dalle passioni del mondo.
Esistono però, anche in India, leader spirituali o yogin che vivono in un certo lusso. Viene considerato accettabile nella misura in cui sia funzionale alla propria opera, ma i detrattori generalmente usano queste frecce al loro arco per criticarli apertamente e comunque sono casi considerati fuori dal comune. Non dobbiamo confondere il potere, acquisito spesso attraverso donazioni e opere più o meno meritorie, con il condurre una vita materialistica. Quando questa venga provata facilmente il leader cade in disgrazia.
Questi ragionamenti a mio giudizio, ci dovrebbero portare a misurare sempre le parole ed a non ergerci mai a censori. In Occidente la figura del Maestro non è presente con le stesse caratteristiche che in India, in genere chi insegna Yoga, seppure ne faccia uno stile di vita, non aspira ad una vita monastica di rinunce. Per come si configura l'insegnamento inoltre, un minimo di mercificazione e monetizzazione è inevitabile.
Personalmente credo che ogni individuo debba rapportarsi allo yoga come meglio crede, secondo la propria inclinazione e avendo obbiettivi differenti dagli altri. "Inizia a praticare, tutto il resto seguirà" è una frase di Pattabhi Jois che mi piace molto e mette in luce secondo me proprio questo aspetto, la pratica più fisica, forse più immediata ci metterà in contatto con la pratica più spirituale perchè sono la medesima cosa e costituiscono lo yoga. A volte in Occidente, ma anche nella sua stessa culla, in India, viene chiamato yoga qualcosa che ne è molto lontano. Sadhguru, un maestro indiano molto famoso, di cui è possibile ascoltare i discorsi anche su youtube, lancia spesso i suoi strali contro questa consuetudine, ma noi ci abbiamo fatto l'abitudine. Non abbiamo fatto invece l'abitudine ai maestri occidentali immersi in una vita materialistica di immagine ed affari, che si ergono a difensori dello spirito o a promotori dell'anima. Non facciamo loro una colpa per il fatto di aver avviato un business di successo, come dicevamo, nessuno di noi aspira ad essere un monaco rinuciatario in questa vita, ma, per cortesia, risparmiateci l'ipocrisia di vendere il vostro prodotto e la vostra immagine come spirituali oppure di attaccare frontalmente il prossimo definendolo "non spirituale".
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