Dalai Lama: Nevrosi, Meditazione e Scienza
maggio 08, 2017Se o in che modo il Buddismo possa essere considerato una religione, è un tema molto dibattuto ed attuale. Alcuni monaci buddisti in Giappone come in Laos o in India, di fatto, possono essere considerati atei per la visione del mondo che incarnano. Non esiste per loro infatti nessun essere creatore o padre e tutte le cosiddette divinità venerate, altro non sono che lo spirito di uomini illuminati che hanno contribuito alla crescita dell'umanità sul sentiero del dharma. L'approccio verso le questioni dell'anima, dello spirito e della rinascita è allo stesso tempo molto empirico, si rifà alle parole dei Budda come conoscitori delle profondità dell'essere e non come verità rivelate. Questo modo di pensare ha delle sfumature anche sostanzialmente diverse all'interno dello stesso Buddismo, così come esistono differenti scuole e orientamenti. Di seguito sua santità Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, espone il suo pensiero in merito all'eliminazione delle nevrosi legate a rabbia, desiderio e illusione mediante la meditazione, vista come farmaco scientifico nel senso occidentale. Semplificando, per desiderio si intendono qui tutte le patologie legate alle dipendenze; per rabbia i comportamenti incontrollati di aggressività verso se stessi o gli altri e infine per illusione l'eterno proiettarsi nel futuro o nel passato così come il condurre una vita vana. Queste riflessioni hanno fatto scaturire una serie di studi molto interessanti presso l'Università del Wisconsin che prevedevano tra le altre cose, l'analisi mediante TAC del sistema nervoso di alcuni lama tibetani in meditazione profonda. I risultati sono pubblicati nel volume "Destructive Emotions" a cura di di Tenzin Gyatso e Daniel Goleman.
di Tenzin Gyatso, sua santità il Dalai Lama
Gran parte della sofferenza umana deriva dalle emozioni distruttive [rabbia, desiderio, illusione NdR], ad esempio quando l'odio genera violenza o il desiderio dipendenza. Una delle responsabilità fondamentali di noi persone attente, consiste nell'alleviare i costi umani di tali emozioni incontrollabili. Credo che nel contesto di questa missione il buddismo e la scienza possano dare un grande contributo. Il buddismo e la scienza non sono visioni contrastanti del mondo, ma approcci diversi al raggiungimento di uno stesso fine: la verità. Nell'apprendimento del buddismo è essenziale investigare la realtà e in questa ricerca anche la scienza ha dei percorsi da offrire. Sebbene i loro obiettivi parziali possano essere diversi, sia la scienza che il buddismo si prefigono la ricerca della verità, attraverso percorsi che espandono la nostra conoscenza e la nostra comprensione.
Il dialogo tra buddismo e scienza è fonte di una proficua partecipazione. Noi buddisti possiamo usare le scoperte della scienza per capire meglio il mondo in cui viviamo. Allo stesso modo gli scienziati possono sfruttare alcune intuizioni del buddismo. I campi in cui il buddismo può contribuire alla comprensione scientifica sono molti. Ad esempio per quel che riguarda il funzionamento della mente, il buddismo possiede una scienza interiore vecchia di secoli che si è rivelata utile ai ricercatori nel campo delle scienze cognitive e delle neuroscienze, e anche nello studio delle emozioni, offrendo contributi significativi alla loro comprensione. Dopo aver partecipato a tavoli condivisi, molti scienziati sono ripartiti con nuove idee per la ricerca nei rispettivi campi di indagine.
D'altro canto anche il buddismo può imparare dalla scienza. Ho detto più volte che se la scienza dimostra dei fatti che risultano in contrasto con la comprensione buddista, il buddismo deve adeguarsi. Dovremmo sempre adottare una visione che concordi con i fatti. Se in seguito ad indagini scopriamo che un punto di vista è motivato e provato, dobbiamo accettarlo. Tuttavia, va tracciata una chiara distinzione tra ciò che la scienza non scopre e ciò che la scienza scopre essere inesistente. Ciò che la scienza scopre essere inesistente va accettato da tutti noi come inesistente, ma per quanto riguarda ciò che la scienza non riesce semplicemente a scoprire la situazione è completamente diversa. Ne è un esempio la coscienza. Sebbene abbiamo esperienza della coscienza, in effetti non sappiamo ancora che cosa essa sia e come funzioni.
Nella società moderna, la scienza è diventata una delle principali forze per lo sviluppo dell'umanità e del nostro pianeta. Eppure la scienza non possiede tutte le risposte, così come in passato non le possedeva la religione. Più cerchiamo miglioramenti sul piano materiale, ignorando la soddisfazione che emerge dalla crescita interiore, più i valori etici spariscono velocemente dalle nostre comunità. In questo modo finiremo tutti per provare una sensazione di infelicità, perché, quando nel cuore delle presone non c'è spazio per la giustizia e l'onestà, i deboli sono i primi a soffrirne. E di contro, il risentimento che scaturisce da tali ingiustizie, finisce per coinvolgere tutti.
Adesso che la scienza e la tecnologia hanno un impatto sempre più forte sulla nostra esistenza, alla religione ed alla spiritualità, spetta un ruolo ancora più importante nel ricordarci la nostra umanità. Il nostro compito consiste nel bilanciare il progresso scientifico e materiale con il senso di responsabilità che deriva dalla crescita interiore. Ecco perché ritengo importante il dialogo tra scienza e religione, poiché da esso possono scaturire idee di grande beneficio per l'umanità.
Quando si tratta di affrontare problemi umani messi in gioco dalle nostre emozioni distruttive, il buddismo ha molte cose da dire. Uno degli obiettivi centrali della pratica buddista è quello di ridurre il potere delle emozioni distruttive sulla nostra esistenza. Animato da questo fine, il buddismo offre un'ampia gamma di intuizioni teoriche e metodi pratici. Se alcuni di questi questi metodi possono avere un beneficio comprovato scientificamente, ci saranno buone ragioni per trovare il modo di renderli accessibili a tutti, indipendentemente dall'interesse del singolo individuo per il buddismo.
Questo principio scientifico ha fatto nascere una serie di ricerche circa le metodologie di meditazione che mirano ad eliminare le emozioni distruttive all'interno della vita delle persone. Emozioni che, divenute patologiche, sono ad oggi curate dalla scienza medica, in maniera farmacologica.
di Tenzin Gyatso, sua santità il Dalai Lama
tratto da Destructive Emotions. di Gyatso Tenzin e Daniel Goleman.
0 commenti